Il cavallo è un erbivoro monogastrico, che ha subito nel corso dei secoli delle continue modificazioni per quanto riguarda le sue abitudini. Dalla stabulazione libera in branco si è passati al confinamento in box singoli, e l’erba, il suo foraggio naturale sempre a disposizione, è stata sostituita da un’alimentazione diversa, razionata e mirata in base all’attività fisica.
Tutto ciò però non ha modificato di conseguenza anche il suo apparato digerente, ed il risultato si riflette nella sempre maggiore incidenza di patologie legate allo stomaco e/o all’intestino.
Nello stomaco del cavallo durante le ore di digiuno tra un pasto e l’altro si verifica un aumento dei succhi gastrici, i quali esercitano un’azione “corrosiva” sulla mucosa di quest’organo. A lungo andare ciò che può derivarne è la gastrite o, peggio, l’ulcera gastrica.
Inoltre, situazioni che vengono percepite dal cavallo come stressanti, come ad esempio un viaggio oppure una competizione, si aggiungono agli altri fattori predisponenti aggravando il quadro clinico.
Quali sono i “campanelli di allarme”?
L’unica metodica per diagnosticare con certezza la gastrite e/o le ulcere gastriche è la gastroscopia: è una procedura che si esegue facilmente in scuderia, con il cavallo a digiuno.
La sua importanza è fondamentale anche per impostare una terapia adeguata, che consiste, in primo luogo, nel cercare di limitare il più possibile i fattori predisponenti, ed in secondo luogo nella somministrazione, in base all’esito dell’esame e alla gravità, di integratori e/o di farmaci specifici.